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Il premio Nobel per l'economia Joseph Eugene Stiglitz (classe '43) è autore di questo saggio indispensabile per comprendere meglio le dinamiche che animano il mondo oggi, un mondo che è uscito - o sta uscendo, come preferite - con grandi difficoltà dalla crisi economica esplosa come una bolla nel 2008.
Parliamo dell'analisi di uno dei nomi più importanti, se non il più importante in assoluto, dello studio dell'economia moderna. Consigliere del presidente statunitense Bill Clinton, chief economist della Banca Mondiale, docente di economia della Columbia University. E, soprattutto, uno che non le manda a dire. Wikipedia, ad esempio, apre la pagina dedicata a Stiglitz con queste sue parole:
«La guerra moderna, fortemente tecnologica, mira ad eliminare il contatto umano: sganciare bombe da un'altezza di 15.000 metri permette di non sentire quello che si fa. La gestione economica moderna è simile: dalla lussuosa suite di un albergo si possono imporre con assoluta imperturbabilità politiche che distruggeranno la vita di molte persone, ma la cosa lascia tutti piuttosto indifferenti, perché nessuno le conosce».
Inoltre è noto per le sue posizioni euroscettiche.
Tornando a "Il Prezzo della Disuguaglianza", Stiglitz va ad analizzare com'era l'America negli anni precedenti all'esplosione della crisi economica del 2008.
Negli anni del boom, precedenti alla crisi finanziaria del 2008, l'1 per cento dei cittadini si è impadronito di più del 65 per cento dei guadagni del reddito nazionale totale. E tuttavia, mentre il Pil cresceva, la maggior parte dei cittadini vedeva erodere il proprio tenore di vita. Nel 2010, mentre la nazione lottava per superare una profonda recessione, l'1 per cento guadagnava il 93 per cento del reddito aggiuntivo creato nella cosiddetta "ripresa".
Perché? Esiste un'alternativa? Leggete il libro e fatevi la vostra idea.